venerdì 22 aprile 2011

6- Era un piccolo Peter Pan, mai cresciuto.

Era come se tutte le sue convinzioni e quei castelli fossero crollati nel giro di tre secondi.Come se per molto tempo fosse stata male per una cosa di cui non gliene importava un cazzo. Come se per molto tempo fosse stata falsa e avesse pianto su cose sterili. Non sapeva da che parte girarsi. Accellerava il passo, poi subito lo diminuiva. Si sentiva un'idiota. Non sapeva se tornare indietro da Tia per parlargli ancora un pò, o andare avanti, tornare a casa. Optò per la seconda, com'era solita fare e sfuggiva dai problemi. Se ne andava perchè era stufa di tutte quelle palle che si raccontava e che s'era raccontata fino ad ora.
Sentì qualcuno che la fermò da dietro, che le bloccava il braccio. Era Tia, che con quegl'occhi azzurri la penetrava dentro.
"Lasciami"
"Che hai?"
"Ti ho detto che non ho niente. Ora lasciami"
"Come vuoi...Buona serata, Gin"
"Ciao"
S'era pentita di quella risposta fredda e indifferente. Sapeva benissimo che se solo Lui gliel'avesse chiesto, lei sarebbe andata in capo al mondo. 
"Sei una cretina"
"Si, lo so"
Si limitò a dire solamente tre parole, non aveva voglia né di parlare né di dar spiegazioni. 

"Che è successo?"
"Boh, m'ha strattonato via"
"Si, magari è una giornata no. Lasciala stare"
"Dopo provo a scriverle"
"Fai come credi"
Queste le parole tra Tia e Sam.
Chris se n'era andato, non aveva voglia di sentire le minchiate che raccontava Tia, né tantomeno era in grado di sorbirsi un interrogatorio tipo "Come ti sembra?" "Ma allora, avevo ragione?", o cose simili insomma. Era un'anima solitaria. Amava stare in compagnia ma delle volte lo vedevi che si metteva in disparte, con il suo IPod. Era un piccolo Peter Pan, mai cresciuto. Aveva sedici anni, tante sigarette alle spalle, una storia difficile, una situazione familiare che non gli piaceva, ma nonostante tutto aveva un sorriso per tutti. 
L'aveva riservato anche a Gin, quel pomeriggio. Non le stava particolarmente simpatica, non sembrava fosse una di quelle "easy", sembrava piuttosto una che stava sulle sue, che le esperienze le avesse provate solo lei e che se ne vantasse. Odiava dare giudizi affrettati, ma lei gli dava proprio questo parere.

Intanto non molto distante da li, Vale e Gin stavano parlando.
"Dai Vale, t'accompagno in palestra che di tornare a casa non ho voglia"
"Ma è tardi"
"E chi se ne frega"
"Okay, come vuoi"
Vale non aveva più voglia di starle dietro come una madre, ora Gin avrebbe dovuto cavarsela da sola, o almeno così credeva.

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