lunedì 25 aprile 2011

7- "Volete ordinare?"

Squillò il cellulare, era la mamma di Gin.
"Dove sei finita?"
"Sono in palestra da Vale, ti spiego quando torno a casa"
"No, a casa ci torni ora. Ti aspettiamo da un'ora"
"Mangiate, io non ho fame"
Chiuse la chiamata. Altre storie non ne voleva. Voleva solamente tornare quella che era, con i suoi mille difetti e quei pregi che non trovava mai. 
"Ascolta tua madre"
"Sarei antipatica, non ne ho voglia"
"Ma è sempre tua madre!"
Gin non l'ascoltava più, o se lo faceva le cose le passavano da un'orecchio all'altro. Non era per cattiveria, ma Vale non aveva mai provato qualcosa per un ragazzo. Privilegiava l'amicizia, e faceva bene.
"Pizza?"
"Vada per la pizza. Dove?"
"Navigli, no?"
"Avviso mia madre"
"Anche io"
Erano due amiche, due corpi divisi e un'anima sola. Due menti che la pensavano differentemente, ma due cuori che quando erano insieme battevano contemporaneamente. 

A qualche centinaio di metri di distanza si trovava Tia. Sdraiato sul letto aspettava che Gin si connettesse a quel maledettissimo social network di cui era sempre stata dipendente. Mezz'ora, un'ora, due. 
"Okay, le mando un messaggio" pensò tra sé e sé.
Scorse velocemente la rubrica, fino ad arrivare alla G, lettera che neanche tanto amava ma che addosso a Lei risultava magnifica.
Scriveva e cancellava, come se le parole non le trovasse, come se fossero volate via dalla sua mente. Sentiva che le parole che voleva usare erano tutte troppo banali. Voleva parole intense per Lei, ma non sdolcinate. Voleva parole raffinate e ricercate, voleva amore. S'addormentò tra un pensiero e l'altro. Sul cellulare si vedeva una barretta lampeggiare, il messaggio era scritto.

"Volete ordinare?"
"Si, una pizza margherita, una marinara e due birre grandi"
"Birra?"
"Si, taci"
Voleva bere quella sera, non sapendo che da li a poco si sarebbe trovata faccia a faccia con il suo peggior incubo. 

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