venerdì 22 aprile 2011

5- "Vale cazzo, è tardissimo. Devo tornare a casa"

"Perchè piangi?"
"No niente, non preoccuparti"
"Smettila di fare la sostenuta, delle volte parlare fa bene"
"Ti ho detto che non ho niente"
Intervenne Vale, finalmente. Speravo capisse quel che non volevo dirle, ma come sempre mi legge dentro, è una cosa incredibile.
"Ciao ragazzi, la porto al parco"
"A dopo Vale.. Ciao Gin"
Odio le risposte a coro, odio ancor di più che Tia faccia parte di quei tre che l'hanno detto.
"Perchè continui a piangere? La Gin che conosco io a questo punto avrebbe tirato fuori le palle"
"Sai che c'è? Che sono stufa di essere io quella forte, che sono stufa di dover tenere su io gli altri quando cadono. C'è che sono stufa che questo Dio si stia divertendo con me. Bene, io non mi diverto più. Non è poi tanto divertente la faccenda di essere la psicologa di tutti"
Mi resi conto che avevo esagerato, Vale si rese conto che la situazione stava degenerando. Decidemmo di far finta che non fosse successo niente, che era solo una sana conversazione. Mi uccideva dentro.

Intanto i ragazzi ancora seduti al tavolino di quella gelateria di periferia, parlavano. Stavano parlando della spontaneità di Gin. Che era una ragazza che non colpiva, all'inizio, che rimaneva nell'ignoto. Di certo non era una di quelle ragazze che se le vedi passare per strada, vorresti conoscere. Ma dentro lui, dentro Tia, aveva lasciato qualcosa. E pensare che tutto il giro che Gin aveva fatto nella sua testa era partito da una sua foto su Facebook. Tia l'aveva vista proprio bella per la prima volta.
Da tempo non stava con una ragazza, baci occasionali, brevi mordi e fuggi. Storie serie non ne aveva mai avute. Non aveva mai amato qualcuno, escluso sua madre e sua sorella, ovvio. Ma quello è comunque un amore diverso poi. Ora era Tia ad essere in bambola. Non vedeva l'ora delle vacanze estive per poter passare un pò di tempo con Lei, che non vedeva mai perchè s'era trasferita dall'altra parte della città. 
Mancava solamente una settimana, ce l'avrebbe fatta. Dentro di se penso che non era poi tutto questo tempo.

Gin intanto, rincorreva le farfalle in quel parco di periferia, aveva come sempre il suo IPod nelle orecchie. Lei e Vale erano due anime libere, non ribelli ma con la voglia di fare e cambiare le situazioni che non gli piacevano. 
I capelli di Gin al sole erano ramati e gli occhi erano di quel verde che rimani a bocca aperta quando li vedi. 
Vale, al contrario di Gin, aveva dei capelli che non riflettevano niente alla luce, e quegl'occhi bellissimi che rimanevano color della terra, anche se lei li chiamava in altro modo.
Ecco che così, tra una rincorsa dietro una farfalla, una canzone di Ligabue e un sorriso rubato, si fecero le 19:00.
"Vale cazzo, è tardissimo. Devo tornare a casa"
"Okay, t'accompagno"
"Grazie, sei un tesoro"
"Figurati, dopo devo andare in palestra"
"Grazie Vale"

Passarono ancora davanti a quella gelateria, Gin aveva il cuore in gola vedendo Tia che le veniva incontro. Era come se nell'arco di tre ore Fili fosse sparito dalla sua testa. Significava che non era poi tanto importante, e che ci dava peso solamente perchè in quel momento si sentiva sola, e voleva star con qualcuno. E quando stava con Lui stava bene, quindi ne aveva riposto le speranze che però restavano vane. 
Le farfalle che prima rincorreva, ora le sentiva nello stomaco.


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